Grazie alla collaborazione tra il Servizio di Anestesia dell’Ospedale San Giovanni e Croce Verde Bellinzona, sono già diversi i giovani medici formati come medico d’urgenza.
Una collaborazione che ha prodotto risultati lusinghieri per entrambe le istituzioni coinvolte e che arricchisce in modo significativo il bagaglio professionale dei giovani medici specializzandi.
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Da oltre 4 anni è in atto nella nostra regione una collaborazione tra il servizio di anestesia dell’Ospedale San Giovanni e Croce Verde Bellinzona, nell’ambito della formazione di medici d’urgenza. Ne abbiamo parlato con il Prof. Dr med. Andrea Saporito, Primario del Servizio di Anestesia e Direttore sanitario e direttore medico del Dipartimento Area Critica dell’Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli, e con la Dr.ssa Barbara Schild, Direttrice sanitaria di Croce Verde Bellinzona e Tre Valli Soccorso, co-presidente della Società Svizzera di Medicina d’Urgenza e di Salvataggio (SGNOR) e vice-presidente dell’ISFM (Istituto Svizzero per la formazione medica).
Dr. Saporito, Dr.ssa Schild, potreste descriverci questo progetto di collaborazione nell’ambito della formazione di medici d’urgenza?
Dr. Andrea Saporito (AS): Il progetto garantisce una presenza medica continua nel soccorso preospedaliero del Bellinzonese, messa a disposizione dal Servizio di Anestesia. Durante le ore diurne, dalle 07:00 alle 19:00, un Medico Capoclinica o Assistente con esperienza in Anestesia ed appositamente formato, interviene a supporto del team della Croce Verde Bellinzona per interventi sul territorio caratterizzati da codici d’urgenza elevati. I medici assegnati al servizio di Cardiomobile devono avere esperienza sia in Medicina Interna che in Anestesia, maturata in sala operatoria, e devono aver completando i corsi ACLS (Advanced Cardiac Life Support), PHTLS (Pre Hospital Trauma Life Support) o ATLS (Advanced Trauma Life Support) e PALS (Pediatric Advanced Life Support).
Dr.ssa Barbara Schild (BS): Inoltre, devono aver seguito con successo il corso della Società Svizzera di Medicina d’Urgenza Extra Ospedaliera, che comporta una settimana di formazione seguita da un esame certificativo. Prima di operare sul cardiomobile, devono anche aver partecipato a un modulo teorico-pratico della durata di una settimana, organizzato dalla CVB presso la propria sede.
AS: Questa collaborazione ha dimostrato di funzionare in modo eccellente nel corso degli anni, portando soddisfazioni sia al personale coinvolto che alle istituzioni interessate. Abbiamo costantemente monitorato e migliorato il progetto nel tempo, introducendo ad esempio sessioni di debriefing per analizzare e apprendere dai casi più complessi. Inoltre, abbiamo rafforzato il legame tra il soccorso intraospedaliero ed extraospedaliero, consentendo ai nostri medici di mantenere un contatto telefonico costante durante le emergenze. Questo permette una transizione più fluida dei pazienti verso il Pronto Soccorso, facilitando un passaggio di consegne più strutturato e una gestione ottimale della situazione.
Con quale grado di urgenza si attiva il servizio e in media quante volte durante una giornata?
AS: Il grado di urgenza con cui interveniamo varia notevolmente. Generalmente, usciamo con un codice NACA 4 per chirurgia o NACA 5 per medicina, ma la decisione può anche essere influenzata dalle richieste della CVB, che talvolta giudica necessaria la nostra presenza per casi che possono sembrare meritevoli di un controllo approfondito al di là dei singoli criteri di NACA. Ad esempio, ci possono essere situazioni di dolore non gestibile, casi ambigui o cadute che coinvolgono anziani anticoagulati. In molti di questi casi, decidiamo di intervenire dopo un dialogo proficuo, anche telefonico, con il personale della Croce Verde Bellinzona, valutando insieme il contesto.
Quanto al numero di uscite, è difficile stabilire un numero preciso, poiché questo varia considerevolmente nel tempo. Solitamente interveniamo circa 2-3 volte al giorno, ma la frequenza e la durata degli interventi possono oscillare notevolmente. Ci sono casi che richiedono solo brevi interventi, mentre altri possono durare diverse ore, come quando si deve intervenire su un paziente in una zona distante, per poi trasferirlo presso ospedali lontani per cure specializzate. La complessità geografica del nostro territorio e il vasto bacino d’utenza influenzano significativamente il carico di lavoro.
In un anno, quanti nuovi medici vengono formati?
BS: Solitamente, si formano circa 4 o 5 nuovi medici all’anno, inclusi coloro che assumono il ruolo di capo clinica. Quest’ultimo gruppo trascorre una settimana in sede per completare dei moduli formativi, in quanto già anestesisti titolati. Complessivamente, includendo anche i capi clinica, si arriva a una media di 5 o 6 nuovi medici all’anno.
Qual era la situazione prima della firma del contratto, quattro anni fa?
BS: In passato, la situazione era simile, ma con orari diversi e una formazione e collaborazione non ancora così strutturate. Durante il giorno, i medici provenivano tutti dall’ospedale, mentre di notte si affidavano alla Croce Verde. In precedenza, c’era un accordo per cui i medici assistenti erano attivi dalle 07:00 alle 17:00 senza coprire i weekend o le festività. Attualmente, di notte, c’è un pool di medici specializzati e persone coperte da un medico senior.
Molto studenti assistenti scelgono Bellinzona per la formazione come medici d’urgenza, considerando l’eccellenza della formazione offerta. Questa possibilità è diventata realtà solo grazie alla collaborazione con l’Ospedale San Giovanni, l’unico luogo in Ticino dove si può ottenere questa formazione in maniera così strutturata. Nonostante la possibilità teorica di formarsi altrove in Ticino, ci vuole una buona collaborazione e un grande impegno di entrambi per offrire ai giovani colleghi questa opportunità.
L’Urgenza pediatrica, una materia specifica, quali sono le differenza tra l’urgenza in pediatria e nell’adulto.
BS: L’urgenza pediatrica è una disciplina distinta, caratterizzata da differenze significative rispetto all’urgenza negli adulti. La principale differenza risiede nella fisiologia stessa del bambino. Sebbene le emergenze siano meno frequenti nei bambini, queste possono evolversi rapidamente a causa delle loro riserve ridotte, specialmente a livello polmonare. La gestione delle dosi dei farmaci deve essere attentamente ponderata in base al peso del bambino, e anche la procedura di inserimento di un accesso venoso risulta più complessa a causa delle dimensioni ridotte.
Vi è poi la gestione delle relazioni con i familiari che è un aspetto cruciale nell’urgenza pediatrica. È essenziale comprendere l’età del bambino e adattare l’approccio di conseguenza. La presenza dei genitori può essere sia un aiuto che un ostacolo, a seconda della situazione e della dinamica familiare. Anche se a volte può rappresentare una sfida, è fondamentale affrontare questa situazione con professionalità e sensibilità, considerando che spesso il paziente pediatrico comporta un coinvolgimento diretto e complesso dei genitori.
Qual è la differenza tra l’urgenza ospedaliera, all’interno delle mura di un ospedale, e quella extraospedaliera, sul territorio.
AS: La differenza risiede principalmente nella complessità dell’ambiente esterno e nella situazione in cui ci si trova ad operare fuori dall’ospedale, nonché nelle risorse disponibili. Affrontare un’urgenza al di fuori dell’ospedale è sicuramente più impegnativo per i nostri medici. In ospedale, anche di fronte a una situazione critica, si opera in un ambiente protetto, dove apparecchiature sofisticate, competenze specifiche e l’aiuto dei colleghi specialisti sono facilmente accessibili. Inoltre, la logistica è molto più favorevole. Affrontare la stessa urgenza fuori sede è più complesso. Il resto del team, anche se estremamente competente, potrebbe non essere così familiare, come quello con cui si lavora quotidianamente. Inoltre, potrebbe mancare l’accesso immediato a medici e specialisti di altre discipline, normalmente disponibili in ospedale. La difficoltà logistica di intervenire in ambienti esterni, a volte pericolosi, come sul lato di una strada dopo un incidente o in un bosco in montagna, aumenta ulteriormente il livello di complessità dell’intervento.
Anche dal punto di vista relazionale, gestire la comunicazione con i parenti del paziente, sul luogo di un intervento rappresenta una sfida.. Spiegare e far comprendere loro la situazione mentre si procede con manovre a volte complesse e invasive è veramente un’arte, che richiede allo stesso tempo competenza tecnica, sensibilità ed empatia.
Qual è lo stato d’animo con cui questi giovani medici affrontano la giornata pensando che all’improvviso può arrivare una chiamata d’urgenza dall’esterno dell’ospedale?
AS: All’inizio, c’è sempre un’incognita riguardo a quale tipo di emergenza dovranno affrontare e in quale situazione si troveranno ad operare. L’obiettivo primario è preparare i nostri medici nel modo più completo possibile, affiancandoli e fornendo loro un solido sostegno in ogni aspetto della loro attività. È importante sottolineare che questi colleghi si sottopongono, come detto, ad un addestramento specifico e che, prima di prestare servizio in modo autonomo, vengono accompagnati da colleghi più esperti e supportati dall’équipe della Croce Verde, composta da professionisti eccezionali e altamente formati.
Conduciamo regolarmente debriefing con loro, grazie alla supervisione della dottoressa Schild. Personalmente, mi impegno ad avere il loro feedback, che solitamente è estremamente positivo. Ciò che i nostri medici solitamente riportano è che questa attività risulta estremamente gratificante per molteplici motivi. Non solo si ha l’opportunità di fare una differenza tangibile nella vita dei pazienti, a volte salvando vite, ma questa esperienza rappresenta un’occasione di crescita professionale senza eguali. Essere in grado di gestire situazioni altamente complesse al di fuori della sala operatoria, prepara i nostri medici ad affrontare con maggiore sicurezza e competenza anche situazioni critiche in ambiente ospedaliero. Questa esperienza arricchisce il loro bagaglio professionale in modo significativo. Da parte di tutti, emergono una maggiore spigliatezza e sicurezza nell’affrontare certi casi e situazioni in ospedale, rendendo le procedure che prima sembravano complesse molto più semplici e gestibili. Ad esempio, dopo aver effettuato un’intubazione al buio, sul ciglio della strada, dopo un incidente automobilistico, la stessa procedura effettuata in sala operatoria sembra incredibilmente più agevole.
Siete entrambi medici con una certa esperienza, ma ci si abitua mai all’urgenza?
AS: No, non ci si abitua mai. Anche il più esperto anestesista ha il cuore che batte più forte in quelle situazioni. Fa parte della nostra professione. Tuttavia, un buon professionista è colui che riesce a gestire le proprie emozioni e a mantenere la calma anche nei momenti più critici.
Come sta la medicina d’urgenza oggi in Ticino?
AS: Parlando dell’urgenza in generale, posso dire che in Ticino è una realtà molto ben organizzata e strutturata, che funziona efficacemente. Uno dei suoi punti di forza sono le competenze dei medici, degli infermieri e dei soccorritori. Queste competenze sono più raramente riscontrabili in altri contesti, e sono estremamente soddisfatto di ciò che abbiamo qui in Ticino in questo ambito. L’acquisizione delle competenze in questo settore è poi essenziale nel percorso formativo dei medici e collaborazioni simili rappresentano per questo un’opportunità di win-win. Consiglio sempre ai nostri medici assistenti di fare esperienza in questo settore. Ritengo che, per le discipline dell’Area Critica, come l’Anestesiologia, la Medicina d’Urgenza e la Medicina Intensiva, un’esperienza in urgenza extraospedaliera sia un utile complemento al bagaglio tecnico-professionale di ogni medico e infermiere.
Come possiamo immaginare il futuro della medicina d’urgenza?
BS: Penso che la telemedicina diventerà sempre più diffusa e che la medicina d’urgenza avrà un ruolo sempre più rilevante nel trattamento di base della nostra popolazione. Negli ultimi anni abbiamo notato un aumento significativo del lavoro che svolgiamo al posto del medico sul campo. A volte viene chiamata un’ambulanza quando in realtà non sarebbe necessario, e questo è un problema su cui dobbiamo concentrarci, poiché mancano sempre più medici sul territorio. Dopo la pandemia, sempre più anziani tendono a rimanere a casa anziché andare in case di riposo, sia per scelta personale sia per ragioni finanziarie. Di conseguenza, abbiamo un numero maggiore di pazienti che non vengono trasportati in ospedale dopo aver chiamato un’ambulanza, il che comporta una maggiore responsabilità sia per il soccorritore sia per il medico d’urgenza che non conosce il paziente. Inoltre, abbiamo assistito a un aumento dei pazienti psichiatrici negli ultimi anni, e questo problema non è stato causato solo dal COVID, anche se la pandemia ne ha peggiorato la situazione. Tuttavia, il medico d’urgenza non è specializzato in psichiatria e non disponiamo di un servizio psichiatrico d’urgenza 24h/24h sul territorio del Ticino. Una possibile soluzione potrebbe essere l’istituzione di un servizio psichiatrico d’urgenza presso la clinica psichiatrica cantonale di Mendrisio, con la possibilità di inviare un veicolo d’urgenza per prendere o trattare i pazienti.
Oltre alla telemedicina, non sappiamo ancora come si svilupperà l’intelligenza artificiale, soprattutto nell’analisi dei dati. Già nella telemedicina, abbiamo la trasmissione dell’ECG tramite telefono e molte ambulanze sono dotate di supporto video e audio, consentendo al medico di vedere e sentire il paziente tramite il proprio cellulare. Anche se questa tecnologia non è ancora diffusa in Ticino, prevediamo un suo sviluppo nei prossimi anni. Inoltre, potremmo avere la presenza di un medico fisso presso la Centrale di soccorso 144, che analizza immediatamente la situazione tramite video in caso di emergenza. Immagino che saranno molteplici i cambiamenti nei prossimi anni, vediamo dove ci porteranno.